venerdì 3 novembre 2017

Sgroi - Papa Francesco onomaturgo italofono 'ispirato' dallo spagnolo



Un articolo del prof. Salvatore Claudio Sgroi, dell'Università di Catania, pubblicato sul sito dell'Accademia della Crusca.






«'I Re Magi erano "nostalgiosi" di Dio': il Papa conia un nuovo neologismo» ‒ è il titolo di un intervento on line della giornalista Franca Giansoldati. Nell'omelia per la festa dell'Epifania (6.I.2017) Papa Francesco si è infatti così espresso:

 "il credente nostalgioso spinto dalla sua fede va in cerca di Dio come i magi nei luoghi più reconditi della storia perché sa in cor suo che là l'aspetta il Signore".

 Un'occasione ghiotta anche per "Il Messaggero.it" e il "Corriere TV Roma" per sottolineare che il Papa "conia il termine nostalgioso", ovvero che "dopo petaloso arriva il nuovo termine".

Il rapporto così tra la nozione di "coniazione", "neologismo" e petaloso suggerito per il termine di Bergoglio nostalgioso è invero fuorviante. Si suggerisce infatti che, -- dopo il, anzi, a seguito del neologismo-conio petaloso da parte del bambino italiano, che ha chiesto un parere all’Accademia della Crusca con grande eco mediatica, -- anche il Papa avrebbe formato da nostalgia l'aggettivo denominale nostalgioso. Il tutto secondo una regola di derivazione assai vitale in italiano, ricco al riguardo di un migliaio di derivati in -oso (es. annoso, famoso, fascinoso ecc.) con le varianti -uoso (es. talentuoso, affettuoso, fruttuoso) e -ioso (bilioso, grandioso, licenzioso).

In realtà, però l'agg. nostalgioso esisteva (prima che in italiano) già in spagnolo. Con il significato di 'nostalgico', anzi come sua variante. La conferma non viene dalla consultazione dei dizionari bilingui spagnolo-italiano (Zanichelli 2012, Hoepli 2009, Garzanti 2009). E neanche dai monolingui spagnoli a partire dallo stesso Diccionario de la Real Academia Española (DRAE 2014), o dal Gran Diccionario de uso del Español actual (GDUEA 2001) o dalla Moliner (1966-67). La conferma ci viene invece dal Diccionario del español actual di Seco - Andrés - Ramos (2011), che documenta l'aggettivo come "raro" e come variante di nostálgico, con due ess.: (i) "nostalgiosa seguridad" di Zunzunegui del 1956; e (ii) "alma nostalgiosa" in Abc 12.5.93.

Il ricorso a Internet consente di identificare altri due ess.: (i) del 1957 "Será, tal vez, que lo nostalgioso no nos resulta constructivo" (in Dinámica social) e (ii) del 2005 "un folklore tradicional, telurista, descriptivo y nostalgioso" (in Studi latinoamericani).

Ma già nel 1938 il termine appariva in Ecuador, sdoganato da Justino Cornejo Fuera del diccionario:

"El Diccionario no trae sino nostálgico-a [...]. Mas, existe, autorizado por el uso, estotro adjetivo, homólogo del anterior: nostalgioso-a".

In Cile lo documenta Charles Emil Kany 1962 (in Semántica hispanoamericana): "nostalgioso (Chile) 'nostálgico', como me 'parecía nostalgioso del mar' (Azocar)".

La documentazione più ampia è poi quella del Corpus del Español del Siglo XXI, che fornisce ben 9 ess. tra il 2003 e il 2009. Di cui 6 nell'Argentina di Bergoglio: (i) "Nostalgioso. Hablaba de fútbol"; (ii) "Ahora quedamos nostalgiosas"; (iii) "TV nostalgiosa"; (iv) "pizzas nostalgiosas"; (v) "un peludo nostalgioso de aquellos años"; (vi) "un fino repertorio, muy nostalgioso"). Uno in Bolivia: "hacer empanadas nostalgiosas y tristes". E 2 in Colombia: "ya estoy nostalgiosa", con il significativo commento metalinguistico: "De esa escena me queda el adjetivo nostalgiosa, en lugar de nostálgica. No será castizo pero suena lindo".

Morale della favola. L'agg. nostalgioso adoperato dal Papa è sì un "neologismo" in italiano, ma non in quanto "conio" o sua "neoformazione", ma in quanto prestito o dono dello spagnolo d'America in seguito a transfert.

Un transfert strutturalmente compatibile in italiano, che condivide con lo spagnolo la formazione di suffissati in -oso (cfr. preci-oso, malici-oso, peligr-oso, dud-oso, afect-uoso, ecc.).

Si potrebbe anche dire che in italiano, prima dell'uso del Papa, nostalgioso esisteva potenzialmente, nel sistema, in virtù della regola di derivazione condivisa con lo spagnolo, ma è grazie all'uso di papa Francesco, che si è realizzato in italiano, diventando quindi, come direbbe Eugenio Coseriu, "norma" e con un avvenire assai promettente dinanzi a sé grazie al prestigio del Sommo Locutore.





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