sabato 21 ottobre 2017

La Crusca e i dialetti


Premessa: i dialetti sono importanti, non c'è dubbio, perché fanno parte della nostra cultura. Non comprendiamo, però, la scelta dell'Accademia della Crusca, in collaborazione con il quotidiano la Repubblica, di farne un "test" da sottoporre ai lettori. C'è gente che "mastica" poco la lingua nazionale, e la conferma è data  dalle varie inchieste e servizi che, di tanto in tanto, le televisioni propongono sull'argomento (scarsa conoscenza dell'uso corretto dei verbi, confusione tra un avverbio e un aggettivo, per non parlare del famoso "periodo ipotetico"). Un "quiz" sui dialetti non compromette  maggiormente la conoscenza della lingua italiana?
Ecco le domande sui dialetti.

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PARTITA – è improprio l’uso di questo sostantivo nell’accezione di  gita, svago, festa e simili. Il cacciatore non va a una partita di caccia, bensì a una gita di caccia. Il termine è adoperato correttamente solo nel significato di gioco (a carte, a pallone, a bocce, ecc.) dove i giocatori sono distribuiti tanti per parte (partita, appunto).

MOLTO spesso adoperando la locuzione “essere cosciente” siamo assaliti da un dubbio amletico: si fa seguire dalla  preposizione “di” o dalla congiunzione “che”? ‘Sono cosciente “di”...’ o ‘Sono cosciente “che”...’? Quest’espressione - togliamoci subito il dubbio -  si costruisce con la preposizione “di”, non con la congiunzione “che”: Giovanni era cosciente “di” avere sbagliato la strada; non “che” aveva sbagliato la strada. Si può ovviare al dubbio sull’impiego della preposizione o della congiunzione ricorrendo alla locuzione essere cosciente del fatto che: Giovanni era cosciente del fatto che aveva sbagliato la strada. Lo stesso discorso per quanto attiene a “essere consapevole”.



DUE PAROLE sull’uso “distorto” - a nostro modo di vedere - di un verbo: portare. Alcuni lo adoperano nella forma intransitiva pronominale (portarsi) - con l’avallo di buona parte dei vocabolari - nel significato di “andare”, “trasferirsi”, “recarsi”, “spostarsi” e simili: i passeggeri “si portino” tutti vicino all’uscita; subito dopo l’incidente i soccorritori “si sono portati” sul luogo del sinistro. A nostro avviso quest’uso ci sembra se non scorretto o improprio... ridicolo. Consigliamo agli amatori della lingua di astenersi da quest’uso “distorto”.



SI PRESTI attenzione all’uso corretto dei  verbi rabboccare e riboccare perché molto spesso vengono considerati l’uno sinonimo dell’altro. Cosí non è. Il primo, transitivo, significa “aggiungere liquido” fino a colmare il recipiente: l’otre non è pieno bisogna rabboccarlo. Il secondo, invece, intransitivo, sta per “esser colmo”, “traboccare”. Nei tempi composti si coniuga con l’ausiliare “avere” se si prende in considerazione il contenitore: il bicchiere ha riboccato; l’ausiliare “essere” se interessa il contenuto: il latte è riboccato. La medesima “regola” per il sinonimo traboccare.




4 commenti:

Gilberto ha detto...

A NOSTRO AVVISO QUEST'USO CI SEMBRA (su verbo PORTARE): c'è qualcosa di troppo, che storpia come un sassolino nella scarpa...
Gilberto

Fausto Raso ha detto...

Cortese Gilberto,
onestamente non riesco a "cogliere" la sua osservazione.
Cordialmente
FR

Gilberto ha detto...

Mi spiego.
- A nostro avviso quest'uso sembra - senza CI
- Questo avviso ci sembra - senza A NOSTRO AVVISO.
Gilberto

Fausto Raso ha detto...

Sí, forse è una forma un po' ridondante, ma non mi sembra sgrammaticata (o agrammaticale).