lunedì 9 gennaio 2017

La "parola" dell'anno trascorso


La parola del 2016 secondo un sondaggio del quotidiano la RepubblicaWebete.



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Sporco come le stalle di Augia

Il significato di questa locuzione - con molta probabilità poco conosciuta - è intuitivo e lo dice la stessa parola, "stalla", appunto. Le stalle, infatti,  sono note per la... "pulizia" e il... "profumo". Quest'espressione, insomma, si adopera riferita a un posto o a una persona terribilmente sporca. Ma vediamo come è nata. Secondo la mitologia greca, sulla riva occidentale del Peloponneso viveva, un tempo, un certo Augia, re di Elide. Questi teneva nelle proprie stalle, in "promiscuità", i suoi armenti e le leggendarie ricchezze ereditate dal padre. Temendo che qualcuno potesse rubare quei tesori  il re non permetteva a nessuno  di mettere il naso nelle stalle, fino a quando il fetore accumulato non invase tutto il regno.  Il compito di ripulirle toccò a Ercole - in una delle dodici fatiche -  il quale, vista la difficoltà dell'impresa, non trovò di meglio, per portare a termine l'incarico, che deviare il corso di due fiumi - il Peneo e l'Alfeo - che trascinarono via tutta la sporcizia e le... ricchezze.  

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per la "gioia" dei napoletani che ne rivendicheranno la paternità ;).
Webete, parola congiunta da We (hei tu) ed ebete (stupido...). Dall'unione la doppia "e" si perde diventando Webete!
Un insulto che a Napoli spesso viene definito "amorevole"