domenica 27 novembre 2016

Un emerito testa di...


Una cortese lettrice delle nostre noterelle (ci ha pregato di non menzionare neanche le iniziali del suo nome e cognome) con una squisita lettera si domanda e ci domanda «per quale motivo quando si vuole mettere in evidenza la stupidità di una persona o la nullità di una cosa si ricorre agli attributi maschili. Non si dice, infatti, sia pure volgarmente, che "quella cosa non vale un..." e che quell'individuo è "un emerito testa di..."?».  Gentile signora, il perché di queste espressioni triviali si perde nella notte dei tempi: da che mondo è mondo, chissà perché, gli organi genitali, nell'immaginario popolare, sono sempre stati considerati sinonimi di imbecillità e di nullità. Ce lo confermano due parole - fra le tante -  di uso comune, anche se dal "sapore" volgare: fesso e fregnone. La prima è voce napoletana, tratta da "fessa", l'organo femminile; la seconda, con la variante eufemistica "frescone", è l'accrescitivo della voce romanesca "fregno", l'organo maschile.
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Disopra e di sopra
Entrambe le grafie, l'univerbata e l'analitica, sono corrette. È meglio, però, usare la scrizione tutt'attaccata quando la locuzione è adoperata in funzione di sostantivo per indicare la parte superiore di qualcosa: il disopra dell'ascensore;  in grafia scissa in funzione avverbiale: abitare al piano di sopra.

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