venerdì 8 aprile 2016

Il sommozzatore

Per scoprire l'origine, vale a dire la "nascita linguistica" del sommozzatore ci affidiamo all'insigne e rimpianto professor Aldo Gabrielli. «Questo vocabolo che potrebbe apparire stravagante, e a cui tutti abbiamo fatto l'orecchio, deriva da un verbo dialettale napoletano (è un sostantivo deverbale, quindi, ndr), "sommozzare", che significa "tuffarsi", "andare a fondo" nell'acqua per pescare. Si tratta precisamente della variante dialettale di "soppozzare", verbo antico, che risale almeno al Trecento. Questo "soppozzare" discende da un latino popolare "supputiare", variante di "subputeare", composto di "sub", sotto e "puteus", pozzo, alla lettera "immergere in un pozzo" e, piú genericamente, "immergere", "affondare" [...]. È anche probabile che la variante napoletana "sommozzare" abbia subito l'influsso del sinonimo "sommergere".  "Sommozzatore", dunque, è colui che "si sommozza", si cala nell'acqua, si affonda. Parola di suono strano quanto si voglia, ma di schietta origine italiana; ed è pertanto inutile chiamare questi uomini coraggiosi con un vocabolo preso dall'inglese e direi  perfino irrispettoso, "uomini-rana"; ricalcato su "frog-man", 'uomo', "man" e 'rana', "frog": per via delle pinne ai piedi».
  E dopo questo autorevole Autore c'è qualcuno che preferisce "uomini-rana", di stampo barbaro, all'italianissimo "sommozzatore"? Chi adopera il termine "barbarico" lo fa soltanto per mera esterofilia  e snobismo linguistico. Sarebbe veramente ora di riscoprire la nostra lingua - ricchissima di vocaboli - e lasciare l'inglese a coloro che, per "darsi un tono", infarciscono i loro scritti e i loro discorsi di termini stranieri di cui, molto spesso, non conoscono neppure il significato. Ma tant'è.

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Apersero la porta

Apersero? Non si dice aprirono? Anche "apersero". Il verbo aprire ( come ricoprire, scoprire, riscoprire, soffrire e altri che ora non ci sovvengono) nella 1^ e 3^ persona singolare e 3^ plurale del passato remoto presenta due forme: una forte e una debole. La forma forte ha l'accentazione sulla radice: io apèrsi; quella debole sulla desinenza: io apríi. Chi preferisce adoperare la forma forte e dire, per esempio, "tutti soffersero quella perdita", in luogo del piú comune soffrirono, non può essere tacciato di ignoranza. È solo questione di gusto stilistico.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

UOMINI-RANA è termine circoscritto al gergo militare e alla II guerra mondiale.

Cyrus Basile, ha detto...

ancora una volta, l'ennesima mi tocca scrivere che il "napoletano" non è un dialetto ma una lingua, tanto che è stata registrata presso L'unicef. il "napolitano" sono le varie declinazioni regionali del centro-sud a partire da basso lazio, fino al sud delle regione Marche. PS, le cosiddette zone intese come punta e tacco d'italia parlano in lingua siciliana, la quale va intesa come per il Napoletano