lunedì 14 ottobre 2013

Moto da luogo: "di" o "da"?

Il complemento di moto da luogo indica – come si sa – il luogo, anche figurato, dal quale il moto ha inizio. Si riconosce perché risponde alla domanda sottintesa “da dove?” ed  è introdotto dalle preposizioni  “di” e “da”: vengo dall’ufficio; esco ora di casa. I classici, però, non adoperavano indifferentemente le due preposizioni. Riservavano la preposizione “da” (il latino ‘ab’) per indicare propriamente l’allontanarsi dall’esterno di un luogo; la preposizione “di”, invece (il latino ‘ex’ o ‘e’), per indicare piú spesso il partire dall’interno di un luogo, insomma l’uscirne fuori.  Secondo questa “regola classica”, dunque, la preposizione “di” si usava (e si dovrebbe adoperare ancora oggi) con i verbi ‘partire’, ‘fuggire’, ‘uscire’, ‘cadere’, ‘guarire’; la sorella  “da” con i verbi ‘nascere’, ‘dipendere’, ‘derivare’, ‘degenerare’, ‘tralignare’, ‘scampare’.  L’uso del “di” per “da” nel moto da luogo, insomma, è una di “quelle cosette” linguistiche che ancora oggi – se adoperate correttamente – mettono all’occhiello dello scrivente o del parlante un bel distintivo di classicità. E Giacomo Leopardi non mancò di… fregiarsene.  E con la medesima logica – i classici – distinguevano i modi  “lontano da…”, “lontano a…”. Nel primo modo si concepisce lo spazio dal punto piú lontano da noi a quello piú vicino; nel secondo si percepisce lo spazio dal punto a noi piú vicino al punto a noi piú lontano. Sono solo sottigliezze, però…
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La parola del giorno (proposta da questo portale): venustà. Sostantivo femminile deaggettivale.  Bellezza, leggiadría, grazia. Si veda anche qui.

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