giovedì 31 gennaio 2013

Fare le scarpe

Numerosi amici ci hanno chiesto di spiegare il significato e l’origine della locuzione che avete appena letto. Quest’espressione, notissima negli ambienti di lavoro, significa danneggiare qualcuno in modo subdolo, riferendo ai superiori le presunte malefatte – a insaputa della vittima, naturalmente, e fingendosi amico – allo scopo di prendergli il posto e arrivare, cosí, “velocemente”, alla carica tanto ambita. L’origine del modo di dire non è molto chiara. Alcuni danno al verbo fare il significato gergale di “rubare”: il malfattore, approfittando della fiducia della vittima, che lo ritiene amico, le sfila le scarpe mentre dorme. Italo Marighelli invece, nel suo “Parole della naia”, dà questa spiegazione: «Chi muore lascia le scarpe a chi resta, cosí si è diffuso fra i soldati del primo Novecento il “lasciare le scarpe” per dire morire in guerra, dove uno è portato anche ad anticiparsi l’eredità scalzando il vivo. E di qui sarà arrivato quel “far (come togliere) le scarpe” al prossimo, ossia superare (qualcuno) in carriera mettendolo praticamente nell’impossibilità di percorrere la strada della competizione gerarchica: “far le scarpe a uno” - nota infatti il Lapucci fra i modi di dire italiani del nostro secolo - (cioè) dare cattive referenze di uno, riferirne ai suoi superiori, a sua insaputa, le malefatte in modo da comprometterne il prestigio, ma è espressione che non persuade semanticamente e trova ostacoli d’ordine cronologico».

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Gentili amici, amatori del bel parlare e del bello scrivere, prima di cliccare sul collegamento in calce fornitevi di un cardiotonico (non vorremmo avervi sulla coscienza). Troverete in nero la parola che potrebbe compromettere il vostro muscolo cardiaco.

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