lunedì 3 dicembre 2012

Avere il baco

C’è un solo lettore di queste modeste noterelle che possa dire – onestamente – di non essere mai stato posseduto, naturalmente in senso figurato, da un baco? Se, per caso, ce ne fosse uno, mentirebbe spudoratamente: tutti nella vita, prima o poi, abbiamo avuto che fare con questo animaletto. Perché? Perché tutti ci siamo innamorati. Questo è, infatti, il significato della locuzione che avete appena letto. Dice il principe dei modi di dire, Ludovico Passarini, che «baco è lo stesso che verme, e il verme è un tremendo roditore sordo, che, lentamente sí, ma senza posa consuma le viscere del corpo in cui è nato e tiensi nascosto. Orrendi sono i danni prodotti dal verme, e il piú spesso irreparabili, perché non avvertiti a tempo. La peggiore malattia che incoglie i bambini è quella detta appunto dei bachi o dei vermi; le povere mamme lo sanno. I vermi morali poi sono i piú fieri; e che voglia che dirsi e che fare; il verme del rimorso strazia irreparabilmente. Se stesse bene prendere in burla tal pensiero, si potrebbe il rimorso chiamare il “verme solitario” dell’anima. Dal verme, dunque, che adagino adagino lavora dentro, guasta il sangue, scolorisce i be’ visini e infonde malinconia e tristezza, che non la sa chi non la prova, dico essere provenuta la metafora “avere il baco” (…) “Avere il baco di che sia” vale, quindi, figuratamente, essere innamorato, siccome spiegano i vocabolari. Significa ancora, pretenderla in qualche cosa, avere passione. Il Bellini nella “Cicalata” posta innanzi alla sua “Bucchereide” a c. 6 “dice di piú che questo vostro parente non ha altro da tacciarsi, che un piccolo difettuzzo , e questo è un po’ di baco di Poeta, e che però stasera cicalerà verseggiando” (…)».


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“Squadrati”, un articolo di Silverio Novelli

Si clicchi su: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/parole/Squadrati.html  

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"Uso" e "utilizzo"

Dal sito "Cruscate", moderato dal prof. Marco Grosso:

 So che è molto in voga, anche negli scritti del sito della Crusca, ma la parola utilizzo andrebbe limitata ai casi in cui si sfrutta qualcosa: utilizzo dell’invenduto, degli scarti di lavorazione; utilizzo di fondi, di residui attivi (esempi tratti dal Treccani). Quando si tratta di parole, abbiamo a disposizione uso e impiego.


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Il plurale di "zeta"

Sul plurale di 'zeta' i vocabolari non sono concordi.
Sabatini Coletti: http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/Z/zeta.shtml
Gabrielli: http://dizionari.repubblica.it/Italiano/Z/zeta.php
DOP: http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=499&r=20547
Garzanti linguistica: http://garzantilinguistica.sapere.it/it/dizionario/it/lemma/9728b0d63782bb9c6b6b9dfb2870a6b7b06b1104
Palazzi: indeclinabile
De Mauro: indeclinabile




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