mercoledì 20 aprile 2011

Due vocaboli «burocratici»



Due vocaboli che in uno scritto sorvegliato sono da evitare, se impiegati impropriamente: “ordinativo” e “ordine”. Il primo, in buona lingua italiana, è solo aggettivo: numeri ordinativi; principi ordinativi e simili. È invalso l’uso – a nostro modo di vedere errato – di adoperarlo in funzione di sostantivo nel significato di “commissione”, “mandato”, “ordinazione” e simili: ordinativo di merci; ordinativo di pagamento. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere dirà, correttamente: mandato di pagamento, commissione di merci e simili. Lascerà l’uso “errato” al gergo burocratico, anche se i vocabolari non sono dalla nostra parte. Quanto al secondo vocabolo (ordine) non è adoperato correttamente – sempre a nostro avviso – nella locuzione “in ordine a”: ‘in ordine alla sua proposta, le comunico che…’. Diremo: “in relazione a”; “quanto a”; “rispetto a” e simili: ‘quanto alla sua (in relazione alla; rispetto alla) proposta, le comunico che…’. Pedanteria? Giudicate voi, amici amatori della buona lingua.

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