lunedì 21 marzo 2011

Perché "temere" è piano e "credere" è sdrucciolo?


Cortese sig. Raso,
le sarei veramente grato se potesse spiegarmi il motivo per cui l’infinito dei verbi della seconda coniugazione, quelli in “-ere” per intenderci, si presenta ora in forma piana ora in forma sdrucciola (temére, crédere). Certo di una sua cortese risposta, la ringrazio in anticipo e le porgo cordiali saluti.
Emanuele F.
Lecco
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Gentile Emanuele, la ragione va ricercata - come sempre - nell’origine della nostra lingua, cioè nel... latino. Nell’idioma dei nostri padri esistevano due coniugazioni in “-ere”, di cui una con l’infinito piano (“vidère”, vedere), l’altra con l’infinito sdrucciolo (“lègere”, leggere), che costituivano, rispettivamente, la seconda e la terza coniugazione. Queste due coniugazioni latine, che differivano non solo nell’infinito ma anche in altre forme, si sono unificate nella “parlata” durante il passaggio dal latino al volgare (l’italiano) mantenendo, però, la distinzione di accentazione dell’infinito, mentre le altre forme sono divenute uniche per entrambe le coniugazioni. Da notare che a questa coniugazione (in “-ere”) appartengono i verbi “fare” e “dire”, anche se alcune grammatiche li classificano,erroneamente, nella prima (fare) e nella terza (dire) coniugazione. Appartengono ambedue, come dicevamo, alla seconda coniugazione essendo le forme sincopate dei verbi latini “fa(ce)re” e “di(ce)re”. La sincope, sarà bene ricordarlo, è la caduta di una o piú lettere nel corpo di una parola. La “prova del nove” di quanto affermiamo si ha se si confrontano alcuni tempi e modi dei verbi fare e dire con altri della seconda coniugazione: facevo (temevo); dicevo (temevo); facessi (temessi); dicessi (temessi).

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