giovedì 2 dicembre 2010

Quasi...


Non crediamo sia “banale” (non ci sovviene un termine piú appropriato) - basandoci sulla nostra esperienza - spendere due parole su “quasi”. Molti non sanno, infatti, a quale famiglia grammaticale appartenga questo termine. “Quasi”, dunque, può essere tanto avverbio quanto congiunzione. In funzione modificante (avverbiale, ricordate?) indica approssimazione e significa “press’a poco”, “all’incirca”, “ormai”, “forse”, “poco meno” e simili: ho quasi terminato il lavoro; penso quasi (forse) di farvi compagnia. Molto spesso è ripetuto: quasi quasi verrei a trovarvi. Come congiunzione corrisponde a “come se” e introduce una proposizione modale il cui verbo deve essere tassativamente al congiuntivo: Giovanni si comportava quasi fosse il padrone dell’azienda.

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È il caso di ricordare, agli amici amatori della lingua, che le prime tre persone singolari e la terza plurale del presente indicativo del verbo “dissipare” hanno l’accentazione sdrucciola (con l’accento sulla prima “i”): io díssipo. Abbiamo sentito in un servizio del Tg1 delle 13.30 di ieri un “dissípa”. Se qualcuno ha dei dubbi può cliccare su questo collegamento:
http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=64219&r=256


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Tra le parole da salvare della nostra lingua, il sostantivo “ancisore” o “anciditore”, vale a dire “uccisore”. È un deverbale provenendo dal verbo “ancidere”, variante antica di “uccidere”. I vocabolari, purtroppo, lo ignorano.
http://www.etimo.it/?term=ancidere&find=Cerca
A noi piace, però...

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