lunedì 5 aprile 2010

Salire su tutte le furie e darsele di santa ragione













Chi non ha mai sentito o “messo in atto” questi due modi di dire, scagli, come usa dire, la prima pietra. Sale su tutte le furie, dunque - naturalmente in senso figurato - la persona che si lascia prendere dalla collera, dall’ira commettendo, il piú delle volte, degli atti inconsulti. Ma come fa a “salire” sulle furie? Per la verità è il contrario. Sono le furie che “salgono”, cioè prendono possesso dell’animo dell’uomo e lo “stravolgono”, lo “acciecano” impedendogli di ragionare. Non si dice, infatti, “essere accecati dall’ira”? Ma torniamo alle furie per scoprire l’origine della locuzione, che ci riporta alla mitologia classica. Le furie, infatti, erano tre antiche divinità che si “divertivano” a seminare il male tra gli uomini. Simbolo della vendetta, queste divinità erano raffigurate in forma di donne vecchissime e brutte, avevano l’espressione torva e malvagia e al posto dei capelli avevano dei serpenti, erano fornite di ali di pipistrello e in mano avevano una torcia con la quale “infiammavano” l’animo dell’uomo che di volta in volta cadeva nelle loro mani. I loro nomi erano: Aletto, Megera e Tisifone (a proposito, “essere una megera” - ora - non vi dice nulla?). Coloro che se le danno di santa ragione, vale a dire che si picchiano con una certa violenza, sanno che sotto il profilo, diciamo, etimologico se le stanno “sonando” per una giusta causa? Originariamente, infatti, l’aggettivo ‘santo’ stava per ‘giusto’. Di “santa ragione”, quindi, significava “giustamente”, “per un giusto motivo”, “per una giusta ragione”. Oggi l’espressione ha perso l’accezione originaria per acquisire il significato di “picchiare con violenza”. Con significato affine la locuzione “botte da orbi”. Coloro che si picchiano come se fossero ciechi non guardano, infatti, dove colpiscono e possono provocare, con la loro violenza, delle lesioni irreversibili.

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Un “prontuario” per scrivere bene

Ci siamo imbattuti, per caso, in questo sito che dovrebbe aiutare a risolvere alcuni dubbi ortografici. Abbiamo riscontrato delle "inesattezze" che non aiutano gli sprovveduti in fatto di lingua. Dà, infatti, come errate, delle grafie che sono, invece, "perfettamente corrette". Alcune parole sotto la voce "sbagliato", riportate in una tabella sono, invece, corrette e gli autori del prontuario avrebbero dovuto spiegare che si adoperano in determinati contesti. Per non parlare di vicerè, ventitrè che si debbono scrivere con l'accento acuto.

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